Fabio Polenghi, la fotografia era tutta la sua vita

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fabioAnche su facebook, il noto social network, Fabio Polenghi si descriveva come un fotoreporter, lui che a guardarlo bene, appare ancora tanto grintoso e “sulla notizia”, da sembrare assurdo che un proiettile tra le strade di Bangkok, in Thailandia, lo abbia colpito non lasciandogli alcuna possibilità di scampo. Nulla di nuovo se si pensa a quante volte le guerre o le manifestazioni, abbiano distrutto le speranze di innocenti che stavano soltanto lavorando, ma è una struggente verità che non trova spiegazione o un motivo valido osservando una carriera, un volto, un’esistenza che è stata annientata in pochi minuti. Da 29 anni operava nel settore e si descriveva come una persona che “realizza servizi fotografici nei settori del ritratto, della moda e della pubblicità”. Del resto erano note le sue collaborazione per riviste anche importanti come Vogue e Vanity Fair.

Fotografo free press dal 2004, occasionalmente era stato pure un regista e aveva girato, anche un documentario di quasi un’ora dal titolo “Linea Cubana”. Quest’ultimo racconta di un padre, Campione Olimpico di pugilato e del figlio campione nazionale che ama la stessa disciplina. Importante, era stata la mostra fotografica alla Cité del Sciences et de l’Industrie a anche alla Expo del Libro, sia l’una che l’altra a Parigi.

Sempre su facebook, Polenghi si raccontava in poche, ma incisive parole: “l’universo del mio lavoro rappresenta in parte anche quello dei miei piaceri” e tra i suoi molteplici interessi, poi, anche il cinema, la musica e i viaggi. Per questo era partito alla volta di Bangkok, pur sapendo che la situazione politica era tesa. Il suo obiettivo era quello di raccontare gli scontri tra i rivoltosi e le truppe governative: lavorava e si sentiva bene, purtroppo si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e, adesso, non restano che le sue immagini a raccontare quello che è stato e quello che avrebbe ancora potuto continuare a essere.

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