Julia Krahn tra arte e fotografia commerciale: l’intervista

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Julia Krahn è una giovane fotografa tedesca che ha scelto di vivere a Milano qualche anno fa. Il suo lavoro si divide tra arte e fotografia commerciale. Lavora a Milano con la Galleria Magrorocca ed espone in tutto il mondo. Noi di Obiettivo Digitale l’abbiamo incontrata per farci raccontare il suo percorso fotografico.

Come hai iniziato a fotografare e come hai deciso che la fotografia sarebbe stata la tua professione?

È stato la mancanza di comunicazione (per barriere linguistiche in una storia d’amore e anche per la perplesità nei confronti delle parole in generale) che mi ha fatto scegliere per la prima volta la macchina fotografica come messo d’espressione. Nei tempi mi sono espressa con gli autoscatti che mi raccontavano meglio di come avrei fatto con le parole.
Io studiavo ancora in germania medicina quando il mio ragazzo a Milano fecce vedere le mie foto ad una galleria ( la stessa che mi rappresenta oggi) che ha poi deciso di esporre le mie immagini.
Pian piano mi sono fatta convincere di avere un talento fino al punto di lasciare tutto e di venire a milano ad ESSERE fotografa.

Qual è stata la tua prima macchina fotografica?

La Mamiya 6×7 RZ, che ho potuto acquistare a piccole rate da Studio Import di Milano. È stato un momento importantissimo per me, perchè non avevo in realtà i mezzi per comperarla, ma mi hanno fatto corraggio e anche ora sono un mio riferimento non solo per le attrezzature fotografiche, ma anche personale.

Analogico o digitale?

Analogico il più possible. Nella mia ricerca il 100% è analogico, nei lavori commerciali invece sempre di meno. I clienti si sono abituati al digitale e a vedere subito le immagini. Credono che costi di meno e che sia più veloce e sicuro. A volte invece il costo sarebbe minore lavorando in pellicola e si risparmierebbe sulla postproduzione. Bisognerebbe valutare caso per caso.
Comunque nell’arte non c’è altro per me, mi sono inamorata della fotografia perchè riesce di materializzare I miei sentimenti. Il digitale per me è solo un altra cosa del quale cerco di liberarmi il più possibile quando scatto.

Dai tuoi scatti è evidente che sai usare la luce. Come hai imparato? E soprattutto che luci utilizzi? Luce flash o uce continua?

Tutte e due, dipende se sono in studio o in location. Mi piace lavorare con la luce “vera” del luogo e interpretarla con la luce artificiale. Spesso ho anche lavorato con le proiezioni, specialmente nei primi autoscatti.
Quello che dovevo imparare per il lavoro commercilae è venuto con i test che si fanno all’inizio e con il passare degli anni. Non si smette mai di imarare. Ogni lavoro ci porta nuove sfide e ti fa crescere.

Il tuo percorso artistico si snoda attraverso i percorsi della memoria ed è impossibile non notare che nei tuoi lavori commerciali l’infanzia è il tema che sviluppi con maggior successo. Le due cose sono collegate?

E’ proprio cosi che nel commeriale mi sono trovata a lavorare con I bimbi. Il mio lavoro personale è una ricerca di memoria. Le mie mancanze personali e quelle del mondo in generale. Un giorno pensavo che serebbe stato importante fotografare i piccoli per comprendere me stessa oggi, ieri e domani. Cosi ho scelto di lavorare con loro e ho scoperto che sono dei grandi maestri, ma anche che mi diverte proprio e mi viene bene. Quindi ho deciso di puntare più su di loro che sulle modelle adulte (anzi adolescenti) in pubblicità e moda, che ormai mi stavano deprimendo. Con I bimbi anche I lavori commerciali diventano personali. Questo è fantastico.

Preferisci la fotografia artistica o commerciale?

Certamente artistica. Anche se la chiamerei personale. Io non capisco dove inizia e finisce l’arte ormai e in questo momento non saprei dire se mio lavoro è veramente artistico. È il MIO lavoro. parla di me e del mondo attraverso me. La maggior parte degli artisti di successo, che vivono di arte, lavorano in modo più stretto al mercato rispetto a me. Dipende da come uno lo vuole definire. Io credo che mio amico Giorgio Dalla Zorza è più artista di un Cattelan che vedo come un pubblicitario. Quindi per non perdermi in questa discussione dico che faccio sia ricerca persona che lavoro commerciale. Mi chiamo Julia Johanna Dorothe Krahn e avendo a disposizione tutti questi nomi ho deciso che ogni nome si deve occupare di una parte della fotografia: Julia il commerciale, Johanna di autoscatti e Dorothe è coplettamente concettuale e documentario.

www.johannadorothe.com – www.juliakrahn.com

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