La macchina fotografia più vecchia al mondo è all’asta

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dagherrotipo

I collezionisti di tutto il mondo stanno già preparando il libretto degli assegni per comprare – o almeno provare a comprare – una delle macchine fotografiche più vecchie al mondo.
L’asta si svolgerà a Vienna il 29 maggio prossimo e l’oggetto tanto desiderato è una delle macchine fotografiche più rare ancora esistenti, un Daguerréotype Giroux, la prima macchina messa in commercio.
La base d’asta è 200 mila euro, ma gli organizzatori sperano di battere il record di una precedente vendita che ha superato i 500 mila euro.

La realizzazione di questa macchina fotografia risale al 1839 per mano di Alphonse Giroux, cognato di Louis-Jacques-Mandé Daguerre che l’ha autografata. Se il nome di Daguerre non vi dice nulla, probabilmente dovete ripassare un pochino la lezione sulla nascita della fotografia perché Daguerre è, niente meno, l’inventore della fotografia.

Proprio nel 1839 infatti Louis Jacques Mandé Daguerre presenta all’Académie des Sciences e dell’Académie des Beaux Arts il suo progetto fotografico, il dagherrotipo.

Come aspetto era esattamente come ce la possiamo immaginare oggi: una grande scatola di legno con un’apertura posteriore in cui si inseriva la lastra di rame e un obiettivo frontale che all’epoca era un obiettivo fisso che aveva come lunghezza focale 360 mm e come luminosità un valore compreso tra f/11 e f/16. La scarsisissima luminosità spiega i tempi di posa estremamente lunghi. Il tempo variava infatti da 10 a 15 minuti, un’attesa veraemente infinita soprattutto quando si trattava di fotografare esseri umani.

Inutile dire che un oggetto come questo ha un fasciono incredibile e anche solo pensare di possederlo fa venire i brividi. E’ comprensibile quindi che i collezionisti di tutto il mondo siano sul piede di guerra per portarsi a casa l’oggetto del desiderio. La prima macchina fotografica del mondo, non credo che ci sia altro da aggiungere. L’unica cosa che molti di noi si possono permettere è la speranza che questo oggetto non finisca in una casa privata, ma in una collezione che sia possibile visitare. Incorciamo le dita.

Fonte: Adnkronos

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