‘Stolen Moments’ di Yasmine Chatila

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Dai tempi della Finestra sul Cortile di Alfred Hitchcock e sicuramente da molto prima, il voyeurismo ha affascinato il mondo dell’arte. C’è chi oggi ne ha fatto la propria cifra stilistica. Stiamo parlando della giovane fotografa di New York Yasmine Chatila e della sua serie di fotografie Stolen Moments, momenti rubati.

Spiando dalla finestra gli abitanti della city, Yasmine ha prodotto un proprio alfabeto di comportamenti, abitudini, intimità. Un lavoro invadente e poetico il suo, perché non ha niente a che vedere con quello dei paparazzi che vanno a ‘beccare’ personaggi famosi. L’occhio di Yasmine si intrufola nelle case passando dalle finestre (e che finestre), dagli spertugi, cogliendo luoghi e persone con una misteriosa forza lirica che rende quasi rispetto ai soggeti la cui intimità è stata violata.

Non è un caso che i suoi scatti sono già divenuti di culto. Niente di più semplice della vita di tutti i giorni spiata dalla finestra, ma se poi ci mettiamo le bellezze e le stravaganze dell’arredo urbano (spesso i soggetti sono incorniciati con fotomontaggi), gli ornamenti degli edifici, ogni finestra è soltanto parte di una cornice ben più ampia che conferisce dignità al soggetto e in qualche modo ne inquadra la natura dell’atto che sta compiendo.

Scatti non casuali dunque, anche se per l’aspetto furtivo della realizzazione verrebbe da pensare a lavori fatti di tutta fretta, non è così. Yasmine Chatila ha trenta anni e ci fa vedere donne che pregano, un giovane che fuma, dei bambinio che aspettano di andare a scuola, una giovane coppia che fa l’amore.

Non c’è solo il suo voyeurismo, ma anche un recondito esibizionismo degli abitanti della Grande Mela.

In una notte tranquilla di inverno, ho guardato fuori dalla finestra. Ho potuto vedere un edificio lontano, dove le finestre erano illuminate, e ho potuto vagamente a capire cosa facessero le persone all’interno dei loro appartamenti. Quando ho immaginato ciò la mia mente ha cominciato a viaggiare tra fantasie selvagge e banali luoghi comuni. Ero curiosa di mettere alla prova le mie aspettative nei confronti della loro vita.

Dopo mesi di osservazione continua in diverse parti della città, ho raccolto centinaia di fotografie di momenti strani, comici e spesso inquietanti. A volte, ho avuto la fortuna di cogliere uno scorcio di natura umana, quando i soggetti non erano coscienti di essere osservati e quindi completamente disinibiti. Questo mi ha fornito una fase in cui è stato possibile osservare me stessa nei momenti più segreti e vulnerabili”.

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