Lomo parte 4: Lomo LCA, dove tutto ebbe inizio

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È la fotocamera Lomo da cui tutto è iniziato. Nata in Russia a Leningrado nel 1982 è stata ora ripensata e riproposta da Lomography con una recentissima produzione nel 2009. Non si tratta dunque di una vecchia Lomo, riparata e rimessa a nuovo prima di essere rivenduta. L’ispirazione è rimasta quella originaria della vecchia fotocamera russa ed anche il luogo in cui viene costruita è lo stesso: San Pietroburgo.

L’acronimo LCA sta per “Lomo Compact Automatica”. E’ una piccola tascabile che è possibile portare ovunque. E’ famosa perché molto semplice, ha colori estremamente brillanti, immagini contrastate e vignettatura. Costruita con gli stessi materiali e con la stessa cura di un tempo, ancora oggi viene montata a mano.

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Lomo parte 3: la nuova Diana Mini

diana-mini-01Nei giorni scorsi abbiamo parlato della Diana, una macchina giocattolo molto famosa che non è andata affatto in pensione, ma Lomography ha comunque pensato di affiancargli una sorellina: la Diana Mini, più piccola della Diana, con una dignità e delle caratteristiche tutte sue che la rendono indipendente dalla sorella maggiore e assolutamente di pari livello.

La maggiore portabilità è un grandissimo pregio: può infatti entrare nella borsetta o nel marsupio da viaggio per accompagnare le nostre vacanze o le scorribande fotografiche del week-end.

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Lomo parte 2: Diana

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La Diana è una semplice fotocamera di plastica che rinasce nel 2007 grazie all’impegno di Lomography. È di fatto la rivisitazione di una macchina fotografia anni ’60 uscita di produzione nel 1970.

La sua caratteristica più grande è l’imprevedibilità. Sfocatura, contrasti e caduta di luce ai bordi sembrano dei difetti enormi, ma nelle fotocamere Lomo diventano esattamente il valore aggiunto e il motivo del loro successo planetario.

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Lomo parte 1: Holga

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La Holga è probabilmente la più famosa delle macchine fotografiche “giocattolo” di plastica. Monta una lente altrettanto di plastica e utilizza un rullino 120 (6×6). La sua caratteristica è l’assoluta imprevedibilità, cioè non sapremo mai cosa verrà fuori dai nostri rullini: lo scopriremo solo una volta che li avremo sviluppati. E la sua scarsissima qualità tecnica fa sì che sul nostro rullino rimangano impressi tutti gli errori possibili e immaginabili – o forse inimmaginabili – ed è proprio questo il fascino della Toy camera. Si scatta per divertimento e altrettanto divertente sarà scoprire il risultato finale.

Si possono scegliere due formati: il formato rettangolare e il formato quadrato. Da che ho memoria non credo di aver mai visto lavori particolarmente interessanti che utilizzassero il formato rettangolare. Il formato quadrato invece trova nella Holga il suo perfetto abbinamento.

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