Visioni di Giancarlo Zucconelli

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Immagine 2Si è inaugurata sabato scorso Visioni di Giancarlo Zucconelli agli Scavi Scaligeri, Centro Internazionale di Fotografia di Verona.  La mostra curata da Laura Cicci de Biase si presenta come una grande retrospettiva sul lavoro del fotografo e vignettista veronese, nato nel grossetano.

Centocinquanta foto tra bianco e nero e colore realizzate dal 1970 al 2009, che mostrano un aspetto meno conosciuto del percorso artistico di Zucconelli, conosciuto a Verona soprattutto per le sue vignette su L’Arena.

All’inaugurazione, in segno di amicizia, erano presenti il poeta Maurizio Cucchi, il regista Franco Piavoli e persino il famosissimo illustratore Milo Manara, fotografato più volte da Zucconelli.

La mostra sarà aperta fino al 24 gennaio 2010 e presenterà l’avventura visiva del fotografo veronese. Dalla Toscana alle Canarie, Zucconelli è attento al paesaggio e alla resa del colore, ma anche alle persone e agli oggetti che lo abitano che sa ben cogliere grazie ad un uso magistrale del bianco e nero.

Particolari del paesaggio naturale apparentemente privi di vita assumono intensità poetica grazie alla sua delicata modalità di rappresentazione. Tronchi di albero, legni di barca, acque e maree, poi le vecchie signore della Normandia ed i luoghi deputati all’arte, gallerie e musei.

Una narrazione in cui l’elemento umano è centrale e va scoperto in ogni scatto. Un immaginario il suo che fonda il suo valore proprio nella stessa immagine, arrivando a celare la realtà nell’universo del percepibile, quel territorio in cui autore e spettatore sono chiamati ad un serrato dialogo.

Un’esperienza intensa, che conduce chi guarda, prima ancora che nei luoghi dove i reportage di Zucconi sono ambientati, nel ricco universo percettivo delle sue visioni. Per certi versi riconoscere i luoghi è un’operazione quasi di contorno, concedendo uno sguardo alle didascalie. L’occhio si ferma infatti su emozioni più dirette, che parlano di avventura, di natura ancora incontrastata, di poesia degli elementi. Un unico canto che “il fotografo della poesia” ci riporta in tutto il suo splendore.

Maggiori informazioni qui.

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