I preti e il cinema: presentata la mostra fotografica

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Basta pensarci un attimo e sintonizzare la propria mente sui lungometraggi, anche datati, che hanno visto come protagonisti i preti. Sono tantissimi. Si, perchè il binomio chiesa-cinema è più stretto di quello che si crede e non solo riguardo alla censura dei pezzi ritenuti troppo spinti qualche decennio fa, come ricorda lo stesso film del regista Giuseppe Tornatore “Nuovo Cinema Paradiso”. Questa figura ha, infatti, segnato un passaggio epocale ed è stata sempre presente in ogni fenomeno di cambiamento di costume e di modo di vivere. Per ricordare tale ruolo, è stata presentata una mostra fotografica a tema dalla Fondazione Ente dello spettacolo che riporta proprio il titolo “I preti al cinema. I sacerdoti e l’immaginario cinematografico”. L’iniziativa è stata inaugurata presso la Pontificia Università Lateranense e sarà allestita fino al prossimo 22 giugno, con il contributo del Centro Sperimentale di Cinematografia.

L’elenco è piuttosto lungo, ma basta ricordare personaggi come Don Camillo per immaginare immediatamente il modo burbero e simpatico di interpretare un ruolo non sempre facile da rivestire. Dopo l’avvio in Vaticano, a cui hanno preso parte i vescovi e i cardinali, ad illustrare le foto ci ha pensato anche monsignore Dario Edoardo Viganò. In ordine di tempo, i più moderni sacerdoti, nella finzione ovviamente, sono Don Giulio, de “la Messa è finita” di Nanni Moretti e “Io, loro e Lara” con il solito, esilarante, Carlo Verdone.

Molte le gigantografie presenti all’Università e tra queste spicca quella con il volto di Totò in “Uccellacci, Uccellini” di Pier Paolo Pasolini e una immagine di “Era notte a Roma, di Roberto Rossellini, con Sergio Fantoni, nel ruolo di Don Valerio. Don Pietro, infine, è interpretato da Aldo Fabrizi in “Roma città aperta”, nella toccante scena in cui prende fra le braccia una morente Anna Magnani, colpita dal fuoco dei nazisti.

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