Terremoto in Giappone e produzione fotocamere

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E’ bastato un attimo, in un primo pomeriggio che sembrava come tutti gli altri in Giappone, per spazzare via vite, case e industrie. Tra queste soprattutto quelle che producevano oggetti di elettronica e tecnologia, non ultimo quelle che distribuivano nel mondo le migliori fotocamere esistenti. Si trovavano quasi tutte vicino Fukushima, dalla Canon, alla Panasonic, fino alla Sony e alla Nikon e il terremoto e, sopratttutto, il conseguente tsunami che ha creato seri danni alle centrali nucleari, ha imposto la chiusura immediata delle strutture.

A questo punto, dall’iPad alle fotocamere digitali, dai lettori blu-ray alle auto, tutto è fermo e ci si chiede quanto dureranno le scorte, se le fabbriche non potranno riaprire a breve. Il risultato si sente anche in Italia, in quanto è soprattutto dal mercato giapponese che arrivano le parti di ricambio più piccole dei prodotti elettronici, per un giro di affari di circa 90 miliardi di dollari. Dalla jeep ai tablet, tutto passa dal Paese del Sol Levante.

I grandi dell’elettronica cominciano già a contare i danni, purtroppo però non è ancora il momento di ricominciare a pieno regime. Sony ha chiuso sette impianti nei quali si producevano diodi laser per i lettori blu-ray, tuttavia ha riaperto una linea produttiva di speciali film ottici utilizzati per i televisori lcd, mentre Toshiba ha ancora problemi nella fabbrica di Iwate che produce microprocessori e sensori d’immagini. Ferme Nikon e Canon, negli stabilimenti in cui si producono le fotocamere d’alta gamma.Stop pure per alcune fabbriche della Panasonic. Ma non si parla solo di danni a molti degli impianti nipponici a causa del terremoto, perchè la maggior parte dei problemi riguarda i fornitori di componenti di primo e secondo livello. Il Giappone, poi, è uno dei principali fornitori mondiali di componenti elettronici per l’industria dell’auto e anche in quel caso i problemi non stanno tardando a farsi sentire, con effetti a lungo termine facilmente immaginabili.

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